#4 Perché le tue debolezze sono esattamente dove Dio vuole entrare: la scoperta che mi ha liberato
Il coraggio di vedere chi sono mi ha accompagnato dalla menzogna alla verità.
Ti è mai capitato di guardarti allo specchio e non riconoscere completamente la persona che ti fissa? Quell'ombra che intravedi negli angoli della tua anima, quelle spinte che preferiresti ignorare, quella voce che sussurra soluzioni facili ma moralmente discutibili. Anch'io l'ho conosciuta bene.
Scrivo questo articolo di sera, con solo una piccola lampada che illumina il mio volto riflesso nello schermo del pc. Non è un caso, forse. La penombra sembra il palcoscenico perfetto per parlare di quell'oscurità interiore che tutti conosciamo e della piccola luce che, nel mio caso, l'ha finalmente attraversata.
L'ombra che ci abita
Sento ancora il freddo della stanza quando, anni fa, mi ritrovai a fissare il soffitto nel buio. La notte sembrava amplificare il peso della consapevolezza che mi schiacciava il petto: avevo tradito la fiducia di qualcuno per un vantaggio personale. Il respiro affannoso rompeva il silenzio mentre le mie mani, umide di sudore, si sfregavano nervosamente l'una contro l'altra. Non era il timore di essere scoperto a tormentarmi, ma quell'improvvisa, dolorosa lucidità con cui finalmente vedevo me stesso: pragmatico, certo, efficiente, anche, ma soprattutto disposto a sacrificare l'integrità sull'altare di un successo effimero.
Ricordo il sapore amaro in bocca quando realizzai che quella non era stata un'eccezione, ma un modello. Un sistema di valori distorti che avevo costruito pietra su pietra, giustificazione dopo giustificazione. "Che male c’è?", "Così starò meglio", "Finalmente potrò realizzare i miei sogni e poi aiuterò gli altri" – frasi che risuonavano nella mia mente come un'eco distante e ormai vuota.
Nella tradizione cattolica, questo viaggio verso l'ombra non è qualcosa da evitare, ma un cammino necessario da affrontare. La Chiesa, contrariamente a quanto molti pensano, non ci chiede di fingere che questa parte non esista, di nasconderla sotto un manto di falsa devozione. Ci invita invece a guardarla con coraggio, ad illuminarla con la luce della verità. San Paolo stesso lo riconosce con disarmante onestà nella lettera ai Romani: "Non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio". Questa confessione ha attraversato duemila anni per raggiungermi, per dirmi che non sono solo in questa lotta e che ci sono tante tentazioni.
L'idolo di noi stessi
Ricordo l'esatto momento in cui compresi che avevo eretto un idolo: me stesso. I miei obiettivi, i miei successi, la mia immagine - tutto ruotava attorno a questo centro distorto. Fu allora che iniziai a chiedermi se le persone che incontravano riuscissero a vedere Dio in me. Mi domandai se stavo realmente mettendo a frutto i carismi ricevuti per un bene più grande o se li stavo semplicemente sfruttando per una convenienza momentanea, come un mercenario dei propri talenti.
Così presi del tempo per me. Entrai in chiesa come non facevo da troppo tempo, con l'onestà di chi vuole fare verità. Mi sedetti in una panca consumata dal tempo e dalle celebrazioni. Avvertivo il legno duro sotto di me, il fruscio delle pagine mentre sfogliavo distrattamente una Bibbia, quando una frase mi colpì come un fulmine: "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?"
Il Catechismo della Chiesa Cattolica parla chiaramente di questa tendenza umana: il peccato originale ha instillato in noi una fragilità, una propensione a cercare noi stessi invece di Dio.
Governare l'ombra: discernimento e grazia
Come puoi attraversare questa oscurità senza perdertici dentro? Il metodo non è l'ignorare né l'indulgere, ma il discernere. Sant'Ignazio di Loyola ci ha lasciato un patrimonio prezioso: l'esame di coscienza quotidiano, non come esercizio di autoflagellazione, ma come pratica di consapevolezza spirituale.
Ogni sera, prima di dormire ripensare agli eventi della giornata.
Quando ho iniziato mi sorpresi a notare uno schema. Le mie scelte pragmatiche, quelle che giustificavo come "necessarie", spesso seguivano momenti di paura – paura di non essere abbastanza, di non raggiungere gli obiettivi, di deludere aspettative. Non era pragmatismo, era paura mascherata da efficienza.
Quando ora sento il desiderio di prevaricare, di manipolare, di prendere scorciatoie etiche, mi fermo. Respiro profondamente. Osservo questi impulsi non come un nemico da combattere ma come un segnale da interpretare. Mi chiedo: cosa cercano di dirmi? Quale bisogno autentico si nasconde dietro questi desideri distorti? Le mie azioni porteranno vantaggio al mio prossimo o solo a me?
È come imparare una nuova lingua, quella del proprio cuore. All'inizio è difficile, si fa fatica a distinguere tra impulsi, emozioni e desideri autentici. Ma con la pratica, con la pazienza, con la grazia, questa lingua diventa sempre più comprensibile. E soprattutto, diventa più facile distinguere la voce dell'ego da quella dello Spirito.
È come quando camminiamo su un sentiero di montagna al crepuscolo. Non possiamo pretendere che non stia calando la notte, ma possiamo portare una lampada per illuminare i nostri passi.
Quella lampada, per me, è la preghiera e la grazia dei sacramenti.
La misericordia che trasforma
Ti confido una verità che ho impiegato anni a comprendere: conoscere il proprio lato oscuro non serve a condannarci, ma a spalancare le porte alla misericordia. Quando ho confessato per la prima volta quelle azioni di cui non andavo fiero, ero seduto sui gradini di una parrocchia a Perugia, di fronte a un sacerdote di cui avevo grande stima. Sentivo il sudore freddo scendermi lungo la schiena, il cuore che batteva forte contro il petto.
Anche in quell'occasione le mie mani si sfregavano nervosamente mentre temevo il giudizio, ma ciò che trovai fu solo accoglienza.
Papa Francesco ci ricordava continuamente che "Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono". Non è un invito alla leggerezza morale, ma al coraggio di guardare in faccia la verità su noi stessi.
Un cammino continuo
Non ti illudere: non esiste un momento in cui questa lotta sarà definitivamente vinta. I tratti del mio vecchio me emergono ancora, seppur notevolmente mitigati. Quando mi trovo sotto pressione, quando la posta in gioco è alta, quando attorno a me tutti sembrano prendere scorciatoie, sento ancora quelle vecchie voci sussurrare soluzioni pragmatiche ma discutibili.
La differenza è che ora riconosco queste ombre quando si presentano. Ho imparato a distinguere tra il pensiero che sorge spontaneo – su cui abbiamo poco controllo – e l'azione che scegliamo consapevolmente di compiere.
È come quando al mattino noti la nebbia che avvolge la valle: non puoi dissiparla con un gesto della mano, ma puoi attendere pazientemente che il sole la attraversi e la trasformi. E infine, quando la nebbia si dissolve, riappare quel paesaggio familiare che conosci da sempre, ma che per un momento sembrava perduto.
Questo ci educa a stare nell’attesa anche quando attraversiamo il deserto (ne ho parlato meglio in questo articolo.
Vivere nell'autenticità
In questa società che ci spinge a mostrare solo i nostri lati migliori, filtrando la realtà attraverso maschere perfette, il coraggio di vedere e accettare la propria ombra diventa un atto rivoluzionario.
Ho scoperto che proprio lì dove credevo si nascondesse la mia debolezza, Dio ha piantato i semi della mia forza. Nelle crepe della mia integrità è penetrata la luce della grazia, non per negarle ma per trasformarle in spazi di crescita.
Ma la rivoluzione è dentro noi, anche dentro te. Finalmente puoi essere libero di lasciarti amare per quello che sei non per ciò che gli altri pensano di te.
La prima volta che ho avuto questa consapevolezza ero ospite nella comunità Nuovi Orizzonti a Medjugorje ed ascoltavo la testimonianza di Salvo:
Noi di Nuovi Orizzonti abbiamo il carisma della discesa agli inferi di Gesù. Ma cosa vuol dire? Anche io ci ho messo tempo a comprendere pienamente questo mistero ma se te la dovessi riassumere ti dico che Gesù scende nelle tue parti più oscure, in quelle parti che a te fanno schifo e che eviti, che fai finta che non esistono. Lui va proprio li, ti ama proprio in quelle parti. Risorge in quelle parti, anzi, quelle ferite diventano proprio l'opportunità che Cristo ha di far entrare la sua luce nelle tue ferite.
BOOOM! 💣
Lo disse con una tale forza e fede che sentii qualcosa dentro di me frantumarsi. Era il muro dell'ipocrisia, della vergogna. Era un amore così potente che sentivo di non meritare ma che, contemporaneamente, mi consolava nel profondo.
Non so se tu hai già attraversato questo passaggio o se ancora devi fare questa esperienza. Quello che posso dirti è che se non ti è ancora capitato e senti che non ti riguarda, forse anche tu devi farne esperienza. So che può essere doloroso, ma devi attraversarlo per riscattare la tua vita dalla menzogna e vivere finalmente nella verità.
Quando attraversi la tua oscurità, ricorda: non cammini da solo. E forse, proprio in questo viaggio verso l'ombra, scoprirai la luce più autentica che hai sempre cercato.
Finalmente ti sentirai amato per ciò che sei.